Benutzer:Mermer/Galleria Palatina

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Palazzo Pitti

Die Galleria Palatina (Palast-Galerie) ist ein Kunstmuseum im ersten Obergeschoss des Palazzo Pitti in Florenz. Es handelt sich um die Gemäldesammlung der Großherzöge von Florenz. Schwerpunkt der circa 500 Werke umfassenden Sammlung sind das sechzehnte und siebzehnte Jahrhundert. Zusammengetragen wurde sie von der Familie der Medici; die letzte Erbin der Dynastie, Anna Maria Luisa de' Medici, übertrug die Sammlung 1743 an die Stadt Florenz. 1833 wurde die Sammlung erstmals der Öffentlichkeit zugänglich gemacht. Die Hängung folgt dem Geschmack jener Zeit, also nicht nach museumspädagogischen Kriterien (etwa chronologisch).

Ausstellungsrundgang[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Der Zugang erfolgt über die von Bartolomeo Ammanati entworfene Treppe. Die Ausstellungssräume waren Privatgemächer oder Audienzsäle des Großherzogs und gehören zu den schönsten Räumen des Palastes. Die einzelnen Zimmer sind benannt nach den Deckenfresken; die ersten fünf stammen von Pietro da Cortona.

Volterrano-Zimmer[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Der Maler Baldassarre Franceschini, genannt Volterrano, schuf das Fresko im Allegorien-Saal, auch die daran anschließenden, auf den Innenhof blickenden Räume werden mit ihm in Verbindung gebracht: Sala delle Belle Arti, Sala dell'Arca, Cappella delle Reliquie, Sala di Ercole, Sala dell'Aurora, Sala di Berenice.

Sala di Psiche[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Das Zimmer der Psyche ist den Werken des napolitanischen Veduten-Malers Salvator Rosa gewidmet.

Sala della Musica[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Es folgt das Musikzimmer mit neoklassizistischer Ausschmückung.

Galleria del Poccetti[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Ehemals eine offene Loggia, benannt nach Bernardino Poccetti.

Sala di Prometeo[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Filippo Lippi, Tondo Bartolini

Das Prometheus-Zimmer zeigt mit dem Tondo Bartolini (Madonna mit Kind) (um 1450) ein Meisterwerk von Filippo Lippi sowie einige Werke Botticellis, ein Tondo von Luca Signorelli und Gemälde von Jacopo Pontormo.

Corridoio delle Colonne[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Im Säulen-Korridor finden sich kleinformatige Werke holländischer und flämischer Schule des 17. und 18. Jh.

Sala della Giustizia[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Der Raum der Justitia beherbergt vornehmlich venezianische Gemälde des 16. Jh. wie das Bildnis eines Edelmannes (circa 1570) von Paolo Veronese.

Sala di Flora[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Der Raum der Flora widmet sich der florentinischen Schule des Cinquecento.

Sala dei Putti[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Sono qui raccolte soprattutto opere olandesi e fiamminghe, come le Tre Grazie a monocromo (1620-1623 circa) di Rubens, realizzato su tavola con la tecnica del monocromo, cioè solo con il chiaroscuro, o le miniature ingrandite della serie delle Nature morte di fiori e frutta di Rachel Ruysch (1715-1716).

Sala di Ulisse[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Anche qui spicca una notevole opera di Raffaello, la Madonna dell'Impannata (1514 circa) eseguita durante il soggiorno romano dell'artista. Qui si trova anche uno dei rari capolavori quattrocenteschi della galleria, la Morte di Lucrezia, opera giovanile di Filippino Lippi.

Sala dell'educazione di Giove[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Questa stanza era la camera da letto del Granduca e la sua funzione è in qualche modo richiamata dall'Amore dormiente di Caravaggio, dove il soggetto classico del Cupido addormentato è realizzato con un inconsueto realismo, dato dal forte contrasto fra luci ed ombre.

Sala della stufa[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Collocata accanto alla camera da letto conteneva le condutture del sistema di riscaldamento e che fungeva da stanza per la toeletta e per l'abbigliamento del Granduca. Straordinari sono qui gli affreschi di Pietro da Cortona con le Quattro età dell'uomo (1637), opera fondamentale del barocco in città, che diede nuovo impulsa alla scuola pittorica fiorentina.

Atrio dello Scalone Del Moro[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

In questa zona si trova l'accesso a uno scalone monumentale iniziato da Pasquale Poccianti nel 1831 e interrotti nel 1835, senza essere ripresi. Solo nel 1892 lo scalone fu riprogettato da Luigi del Moro e completato nel 1897. La sala ospita la vasca di una fontana proveniente dalla villa di Castello, importante lavoro scultoreo attribuito ad Antonio Rossellino e Benedetto da Maiano, con interventi e rifacimenti successivi.

Sala della Tazza[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

La sala è stata l'ingresso della Galleria dal 1849, quando i visitatori accedevano dalla porta accanto al cancello del Giardino di Boboli, adiacente al Rondò di Bacco. Deve il suono nome alla monumentale vasca ("tazz") in porfido, del II secolo, arrivata a Firenze da Villa Medici. Due colonne dello stesso materiale, che ornano la parete di fondo, foruno invece acquistata da Francesco I de' Medici e sistemate originariamente a decorare una fontana nel parco della villa di Pratolino; risalgono alla prima età imperiale.

Sala dell'Iliade[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

La sala è decorata con gusto spiccatamente neoclassico, rivelando la datazione degli ornamenti di fine del Settecento di Luigi Sabatelli e aiuti. Anche qui un'opera di Raffaello, La Gravida (1506 circa), dai brillanti colori esaltati dallo sfondo nero, tipico della pittura fiamminga coeva. Sono inoltre esposte due opere di Andrea del Sarto, l'Assunta Passerini (1526) e l'Assunta Panciatichi (1522-1523), opere del periodo tardo e più solennemente monumentale della pittura dell'artista fiorentino, il Ritratto di Valdemaro Cristiano, Principe di Danimarca di Giusto Suttermans e il Battesimo di Cristo di Paolo Veronese (1575 circa).

Sala di Saturno[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Raffaello, Madonna della Seggiola

Qui è situato il più consistente nucleo di opere di Raffaello, che permette di ripercorrere diversi periodi e stili della sua attività: dalla Madonna del Granduca (1506 circa) ancora legata alle vicende artistiche di Pietro Perugino e di Leonardo, ai Ritratti di Agnolo e di Maddalena Doni (1506-1507), di grande forza psicologica, all'incompiuta Madonna del Baldacchino, fino alle opere della piena maturità stilistica come il Ritratto di Tommaso Inghirami (1510 circa) e la famosissima Madonna della Seggiola (1513-1514 circa) di grande tenerezza e sublime nella stesura della pittura, monumentale e al tempo stesso dolce scena familiare. Completa la eccezionale serie la Visione di Ezechiele, un'opera più tarda del 1518, dalla spiccatissima composizione monumentale, secondo lo stile romano del pittore che tanto influenzerà gli artisti successivi legati alle scuole del classicismo e del barocco.

Altre opere importanti nella sala sono il Compianto sul Cristo morto (1495) di Pietro Perugino, maestro di Raffaello, il Salvator Mundi di Fra Bartolomeo (1516) e due dipinti di Andrea del Sarto: la Disputa sulla Trinità del 1517 circa e l'Annunciazione.

Sala di Giove[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Giorgione, Le tre età dell'uomo
Raffaello, La Velata

Una delle più belle sale del palazzo, in origine era destinata al trono del granduca. Autentici capolavori decorano le pareti, come la Velata di Raffaello (1516), ideale femminile di bellezza, forse ritratto della celebre Fornarina sua amante, e le Tre età dell'uomo (1500 circa), uno dei rarissimi quadri di Giorgione, maestro indiscusso della scuola veneta del Rinascimento.

Qui sono concentrate anche le tele di scuola toscana del primo Cinquecento, come il Compianto sul Cristo morto di Fra Bartolomeo (1511-12 circa), un'Annunciazione coeva, opera del secondo periodo artistico di Andrea del Sarto (quello più legato all'arte di Michelangelo), e il San Giovanni Battista (Andrea del Sarto) dello stesso autore, con chiari influssi della statuaria classica. Agnolo Bronzino è qui rappresentato dal Ritratto di Guidobaldo della Rovere (1530-32), mentre la tavola delle Tre Parche, risalente al 1537 circa, fu in passato attribuita a Michelangelo, ma oggi si crede più probabile che sia l'opera di un seguace, probabilmente Francesco Salviati.

Sala di Marte[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Anthonis van Dyck: Bildnis des Kardinal Bentivoglio

In questa sala sono collocati due capolavori di Rubens: le Conseguenze della guerra (1638), un'allegoria grandiosa in sintonia con il tema degli affreschi di Pietro da Cortona sul soffitto, e i Quattro filosofi, di grande intensità. Entrambe le tele sono ricche di citazioni letterarie e filosofiche e vi compaiono spesso figure della mitologia classica.

Corredano la sala anche una serie di ritratti, fra i quali i più importanti sono di Van Dyck, Tiziano, Tintoretto e Paolo Veronese.

Sala di Apollo[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Tizian: Maddalena penitente

Domina la sala una grande pala con la Sacra Conversazione di Rosso Fiorentino (1522), il più importante artista fiorentino del primo manierismo assieme a Jacopo Pontormo, la cui tela fu ampliata in epoca barocca per essere adattata alla cornice.. Qui si trovano anche due opere di Andrea del Sarto, la Pietà di Luco (1523-1524), maestosa ed equilibrata, e la Sacra Famiglia Medici, uno dei suoi ultimi lavori, mentre altre due opere di Tiziano sono esposte vicino: l'Uomo dagli occhi glauchi (1540 circa) e la famosa Maddalena penitente, anteriore al 1548 e molto copiata dagli artisti che ebbero modo di ammirarla.

Si trovano qui anche altre importanti opere della scuola veneziana, come il Ritratto di Vincenzo Zeno di Tintoretto, la Ninfa e il satiro di Dosso Dossi (in realtà il titolo tradizionale è incorretto perché si tratta di una scena ispirata dall'Orlando Furioso).

L'Ospitalità di san Giuliano (1612-1618 circa) esemplifica lo stile monumentale del fiorentino Alessandro Allori, mentre la Risurrezione di Tabita del giovane Guercino e la Cleopatra, opera matura di Guido Reni, mostrano la grandiosità della scuola bolognese del Seicento.

Anche l'arte fiamminga è qui ben rappresentata dal celebre Doppio ritratto di Carlo I d'Inghilterra e di Enrichetta di Francia ispirato a Van Dyck, dal Ritratto dell'infanta Isabella Clara Eugenia di Spagna in abito di clarissa di Rubens (1625), e dal Ritratto della Granduchessa Vittoria della Rovere di Giusto Suttermans (1640 circa).

Sala di Venere[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Oltre al movimentato affresco sulla volta di Pietro da Cortona, dedicato all'operato di Venere e Cupido, qui si conserva una famosa Venere italica di Antonio Canova. Sono ben quattro i capolavori di Tiziano: Concerto, opera giovanile, Il Ritratto di Giulio II, copiato da Raffaello (opera alla National Gallery di Londra), ma diverso nei risultati soprattutto legati al magistrale uso del colore tipico di Tiziano, La Bella, dipinto per il duca di Urbino (1536), e il Ritratto di Pietro Aretino, (1545) dove si manifesta appieno la ricchezza cromatica e la complessità stilistica delle opere della maturità del maestro, per esempio con il contrasto tra i rossi della barba e il blu della veste che esalata la figura e da una sfumatura inquietante al personaggio, girato schivamente di profilo.

Non potevano mancare nella sala un rimando a Rubens, maestro ideale di Pietro da Cortona e equivalente fiammingo di Tiziano, infatti qui sono collocati due suoi grandiosi e solenni paesaggi, il Ritorno dei contadini dai campi e Ulisse nell'isola dei Feaci. Infine sono degne di nota due marine (Marina del Faro e Marina del Porto) dipinte tra il 1640 e il 1649 dal celebre paesaggista napoletano Salvator Rosa.

Depositi[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Literatur[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

  • Marco Chiarini, Galleria palatina e Appartamenti Reali, Sillabe, Livorno 1998. ISBN 978-88-86392-48-8
  • Guida d'Italia, Firenze e provincia "Guida Rossa", Touring Club Italiano, Milano 2007

Weblinks[Bearbeiten | Quelltext bearbeiten]

Commons: Mermer/Galleria Palatina – Album mit Bildern, Videos und Audiodateien

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